Antichi nobili casati: i Remedi

I Remedi rappresentano una delle più antiche famiglie nobili di Sarzana e di Luni, per quanto le cronache segnalino la loro presenza anche in altri paesi della Lunigiana, nel parmense ed a Genova, ove sono stati sempre iscritti nell’albo del patriziato.
Tra le figure più rappresentative della famiglia vanno ricordati Domenico Remedi, Vicario Generale nel 1466 di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano; Andrea Remedi, insignito nel 1720 dall’imperatore d’Austria Carlo VI del titolo di Marchese del Sacro Romano Impero; Giulio Cesare Remedi, legislatore e senatore della Repubblica di Genova nel 1760, nonché Ministro di Giustizia e rappresentante della Repubblica di Genova a Parigi. Nell’ottocento spicca la personalità di Angelo Alberto Remedi, archeologo insigne che effettua, siamo nel 1837, i primi scavi nella zona dell’antica Luni. Raccoglie numerosi reperti archeologici marmorei e, soprattutto, vere e preziosissime monete di epoca romana. L’importante collezione verrà poi ceduta, nel 1882, al governo del Re d’Italia Carlo Alberto (la nostra regione apparteneva allora al Piemonte). Oggi è conservata nel Museo Archeologico fiorentino.
l Palazzo Remedi di Sarzana è il risultato di diverse fasi costruttive, tra il sec. XIV e XVIII. Il portone principale ad arco marmoreo è sovrastato dallo stemma del casato (diviso in due parti: a sinistra, in basso,  in campo oro una torre d’argento sopra tre monti con due griffi rampanti rossi, e sopra in campo turchino una fiaccola accesa ed una colomba volante; a destra in campo oro, un’aquila a due teste coronate).Un membro della nobile famiglia sarzanese, Paolina Ollandini Remedi, fu una grande benefattrice del vecchio Ospedale San Bartolomeo, sulla cui facciata si può ancora oggi ammirare un busto marmoreo della nobildonna.
Risale al XVII secolo la costruzione del Palazzo Remedi a Santo Stefano Magra; si ritiene che primo proprietario ne sia stato il marchese Andrea Remedi, dianzi citato. Anche i suoi successori ricoprirono importanti cariche pubbliche. Al XVIII secolo risale la costruzione della Villa Pratola di Ponzano, recentemente restaurata, appartenuta da sempre ai marchesi Remedi ed ancora oggi proprietà dei diretti discendenti.

I Remedi a Montemarcello
Molto probabilmente, Remedi vivevano anche a Montemarcello. Infatti, nell’opera ‘Memorie storiche di illustri scrittori e uomini insigni della Lunigiana di Emanuele Gerini (1829), leggiamo: ‘…. Fra gli illustri personaggi di Sarzana certamente annoverare si debba anche Domenico, figliolo che fu di Remigio Remedi di Montemarcello, terra antichissima…’ (per più dettagliati ragguagli su questo personaggio, si rimanda alla visione dell’accluso riquadro). In altre fonti si legge che, addirittura la famiglia fosse originaria del nostro borgo, col nome, allora, di Remigi.
Certamente, i Remedi di Sarzana avevano palazzi e terre a Montemarcello. Un antico palazzo Remedi doveva costituire una vistosa parte del nucleo del paese entro le antiche mura  La vecchia piazza (Vittorio Veneto, tuttora esistente), molto probabilmente altro non era che la corte principale del castello. Un’altra corte era quella, anch’essa tuttora esistente (Casa Rivolta), più a levante, tra il nucleo principale del castello e le mura di cinta (Via delle Mura). Entro questa corte è ancora in essere un’antica cisterna di acqua piovana, sulla parte esterna superiore della quale, ben conservato, è posto un grosso blocco massiccio di marmo bianco di Carrara, al cui centro è scavata l’apertura per attingere acqua col secchio legato ad una corda. Su un lato di questo masso è incisa una scritta: Ventura Remedi, anno MDCVI, il che fa pensare che quella fosse la data di costruzione. Il nome Ventura, pare non sia da attribuire ad una donna, vale a dire ad una lontana ava della marchesa (di cui parleremo più avanti) che arrivava in portantina, ma ad un uomo, un capitano di ventura, un potente signorotto del 1600  L’esistenza di questo capitano spiegherebbe anche il nome di un locale ad arcate detto del capitano (‘a vòta der capitàn) che esiste ancora oggi ben conservato, alla base dell’edificio che è stato l’antico palazzo. Nella storia dei Remedi sarzanesi, si parla di un altro Ventura, figlio del nobile Andrea. Se non fosse per la discordanza di dati anagrafici (questo risulterebbe nato nel 1697) si potrebbe pensare al nostro sopracitato capitano.

La marchesa Elena
Elena Remedi, figlia del marchese Cesare Francesco Remedi, nobile di Sarzana, nata nel 1822 (camperà 99 anni, sino al 1921), è sicuramente il personaggio-chiave della storia che stiamo raccontando: è certamente la figura cui si fa riferimento quando, nella storia di Montemarcello si parla della ‘vecchia marchesa’ che arrivava in carrozza da Sarzana sino al Bivio di Ameglia e da qui, veniva trasferita in portantina a Montemarcello, passando per la mulattiera del Boccabello, ancora oggi esistente.
Ma è proprio con questa nobile dama che si estingue il casato di questa discendenza dei Remedi, diciamo quelli di Montemarcello. Accade nel 1842, quando la nostra marchesa sposa Gerolamo Durazzo, patrizio genovese. Sarà Durazzo, pertanto, d’ora in poi e non più Remedi, il nome dei discendenti (che vedremo, anche se raramente, rispetto alle frequentazioni della nostra amata marchesa Elena, ancora per varie decine di anni a Montemarcello)
I Durazzo sono una nobile famiglia patrizia genovese. A Genova sono arrivati, dall’Albania (il loro nome era allora Duratto) nel lontano 1385, poveri in canna, fuggiti dalla loro terra in quanto vivevano in condizioni di schiavitù. Si danno da fare e .. circa cento anni dopo, Antonio Durazzo, setaio e mercante è un uomo ricco. La loro fortuna non si arresterà più. Della stirpe faranno parte senatori del regno, vescovi, canonichesse (Suor Teresa Serafina), per arrivare a Giacomo Durazzo che, nel 1573 viene eletto Doge della Repubblica di Genova. Oltre che ricchi e potenti, diventano anche nobili; chi dice per un matrimonio tra un membro della loro famiglia ed uno della famiglia Grimaldi chi, ed è la tesi più sostenuta, perché un Grimaldi, un discendente dei nobili Grimaldi di Genova, come si usava allora adotta i parvenu (i nuovi ricchi) Durazzo perché potessero essere iscritti nell’albo dei nobili e da allora la stirpe prende il nome Durazzo-Grimaldi.
Continuiamo nella discendenza: da Gerolamo ed Elena nascono Giulia(1844) che sposa un Durazzo-Grimaldi (Luigi) e Maria (1847) che sposa un ammiraglio della flotta si Sua Maestà britannica, Carlo Wrigth, il quale, schiavo del gioco, in pochi anni si divorerà quello che era rimasto della dote della consorte. Sarà proprio un figlio di questa coppia, l’avvocato Alessandro, l’ultimo della stirpe dei Remedi di Montemarcello a frequentare, sino ai primi anni ’50, il nostro paese; infatti era il ‘legato’ che curava gli interessi della famiglia e che teneva i contatti con mio nonno, il fattore e gestore dei loro possedimenti nella nostra zona.
Altri nomi seguiranno nella stirpe: nascono femmine e cambiano i casati. La figlia di Giulia (e nipote della marchesa Elena), ora Durazzo-Grimaldi, sposa il conte Carlo Montebruno; la di lei sorella, Laura, sposa il marchese Emilio Cuttica di Cassine.
Ed ora, lasciati i libri di storia, passiamo ad altra fonte di studio, su quanto, cioè, relativamente ai Remedi di Montemarcello ricordo personalmente (anche se a quei tempi ero poco più che bambino) e, grazie a quanto mi raccontarono mia madre e, soprattutto mio nonno che, dei marchesi, forse lo ho già ricordato, era fattore.
Le nobildonne Remedi, ricordava mia madre, qualche volta erano venute in estate, con le figlie a Montemarcello. Molto distinte, vere signore, curate nella persona, elegantissime nei loro lunghi candidi abiti tutti trine, merletti e falpalà. Mia madre, più o meno dell’età delle giovani figlie, era invitata ad unirsi a loro; si recavano dalle cugine sarzanesi, frequentavano la spiaggia di Marinella; con deliziosi ombrellini e vistosi mutandoni correvano per la spiaggia, saltavano tra i flutti lanciando gridolini festosi; mia madre diceva.. si vedeva che erano felici in quei momenti, e piangevano quando, finita la vacanza, dovevano partire.

Il signorino
Il conte Alex, il figlio dell’ammiraglio inglese, sopra citato, è stato certamente il personaggio ‘Remedi’ che con più frequenza è stato a Montemarcello. Veniva spesso, accolto sempre con rispetto e considerazione. Lo chiamavano ‘il signorino’ in quanto era single, non si era mai sposato. Al suo arrivo la nonna preparava la sua stanzetta, in un’ala appartata della grande casa: il giorno prima si dava aria all’ambiente spalancandone le finestre, si lavava il pavimento, al letto in ferro battuto lenzuola freschissime di bucato, ai pedi del letto un portabacinella con, accanto, una brocca con l’acqua piovana di cisterna e, nella sbarra, un asciugamani di lino, con frange. Il mattino, prestissimo, il nonno andava a Bocca di Magra e, o dai Lucani o dai Mazzon prelevava una paio di orate o branzini appena pescati. Spettava poi alla nonna ‘condizionarli’ in maniera adeguata all’importanza dell’ospite per la mensa. Il nonno, poi, col calessino, si recava alla stazione di Sarzana a prelevare l’illustre visitatore in arrivo da Torino.
L’avvocato Alex, era una persona amabilissima e cordiale: di inglese aveva solo l’aspetto esteriore: alto, allampanato, elegantissimo, camicia bianca e impeccabile farfallina, abiti e scarpe (o stivaletti) di ineccepibile fattura. Per il suo carattere gioviale, spontaneo, chiacchierone, pareva più italiano che non albionico.Tra lui ed il nonno si era creato un rapporto di reciproca sincera amicizia, stima e rispetto, anche per il fatto che, praticamente erano coetanei e poi, erano legati da interessi comuni: l’amore sconfinato per i cavalli (lui, detto per inciso, giocava alle corse) e per la caccia. A proposito di caccia, racconterò un episodio.
In occasione di una sua venuta a Montemarcello, il conte Alex invita il nonno ad una battuta di caccia presso una riserva di suoi amici, in Maremma. Il nonno va… poi, più tardi, avrà l’occasione di raccontarmi dell’esito non proprio del tutto soddisfacente di quella avventura. Il primo giorno fila tutto liscio, caccia in campo aperto nella brughiera: mio nonno è ben lieto di impallinare due magnifici esemplari di lepre. Il giorno dopo le cose per lui si… complicano: caccia in riserva, il nonno si rifiuta di sparare alle quaglie che, stanate e spaventate dai ringhiosi cani, passano a frotte, ‘urlanti’ come dannati di un girone dantesco, davanti alle bocche da fuoco dei ‘signori’. Accampando la scusa che sarebbe tornato al capanno per preparare la colazione, si rifiuta anche di assistere alla indecorosa carneficina.
Un altro singolare ricordo di chi scrive, allora bambino, del rapporto Remedi con la mia famiglia. A Natale, ogni anno si usava inviare un omaggio ai ‘padroni’ (non era raro che, allora, i proprietari di una terra o di uno stabile venissero chiamati così dai dipendenti). Alcuni giorni prima delle festività, mio nonno ‘tirava il collo’ ad una terna di magnifici esemplari di capponi (direi, per la dimensione che si potevano liberamente definire ‘struzzi’). Mia nonna li ‘apriva’, li ripuliva estraendone le interiora e recideva i barbigli. Diciamo, per inciso, che questa operazione creava a me un senso di vivissima soddisfazione in quanto significava che il giorno dopo sarebbe apparso sulla mensa un magnifico risotto o straordinari ravioli, ottenuti entrambi tramite sfruttamento del ‘contenuto edule’ ricavato dell’incursione della abili mani di mia nonna nell’interno dei tre defunti bipedi.
L’avvocato, tornerà per un alcuni anni, anche dopo la guerra a Montemarcello. Poi, gli eredi vendono la proprietà e, dopo, non si registrano più contatti tra la nobile casa e la mia famiglia.
Ma, finalmente succede qualcosa. Perviene al mio nonno una lettera anzi, ricordo bene, una cartolina postale (allora si usavano molto, per brevi comunicazioni, oggi non so, esistono ancora?). Mittente della missiva è Giulia Barone Cuttica di Cassine, figlia della marchesa Laura (nipote della vecchia marchesa Elena). Ho tra la mani la missiva, datata 10 novembre 1957. Ringraziava il nonno per l’invio di certi documenti. Poi la triste notizia: la scrivente ci comunica che anche il conte Alessandro – quello che era stato il costante, ed anche ultimo, tratto di unione tra noi e loro – ci ha lasciati, nel 1956.
Per chi scrive, la storia dei Remedi si ferma qui. Ma, per i posteri rimangono due reperti indelebili, emblematici dei trascorsi del nobile casato Remedi a Montemarcello: la scritta sul blocco di marmo della cisterna e ‘’a vòta der capitàn’

Allegati
Dall’antica preziosa pubblicazione il cui frontespizio è riprodotto nella figura accanto, abbiao tratto la parte che riguarda la figura di un Remedi ‘di Montemarcello’. Dal contesto si evince chiaramente che l’illustre personaggio cui si fa riferimento, è da considerarsi ad ogni effetto del nostro paese, praticamente un nostro illustre compaesano che ‘si fa onore in quel di Sarzana’, e che, cittadino sarzanese lo diventa ‘per acquisiti meriti, tanto che gli viene conferita la ‘cittadinanza onoraria’.

DI DOMENICO REMEDI
Chiaro per scienze e per armi
‘Fra gli illustri personaggi di Sarzana certamente annoverare si debbe anche Domenico, figliolo che fu di Remigio Remedi di Montemarcello, terra antichissima che vuolsi originare da Lucio Marcello, ed ebbe per madre Giulia Malaspina dei Marchesi di Ugliano delle terre dé Bianchi; perciò potiamo credere che la stirpe dei Remedi fino dal secolo XV fosse delle più nobili e onorate della provincia.
Costui fiorì intorno agli anni del Signore 1450 e fu indubitato ascendente ed autore di nobilissima famiglia Remedi che di presente trovasi in Sarzana.
Tale Domenico,in verità resesi commendabile per l’animo suo generoso, e per le molte perizie nell’arte militare, come per l’addotrinamento che avea nelle scienze legali. Per questo e per il molto credito che esso godeasi, entrò facilmente in familiarità con Galeazzo Sforza Vusconti dei duca di Milano, e di Bianca sua madre, i quali per lungo tempo lo ebbono ai loro servigi. (Giova ricordare che, a quei tempi, siamo a metà del XV sec., Ameglia era sotto la dominazione milanese degli Sforza; ne fa ricordo la piazza del castello di Ameglia, intitolata appunto a Francesco Sforza. N.d.r.).
E dopo diverse cariche distinte civili e militari da lui con somma lode esercitate, fu per lo detto duca generale vicario creato; e come bene provvedente egli era, di buon consiglio e di soavi maniere, così in tale incarico eminente si distinse che fu in quei giorni tenuto per uno dei più singolari uomini della Lunigiana, e li Sarzanesi nel 1466 ripertaronsi a gloria di ascriverlo alla cittadinanza loro con diploma speciale di quell’anno.
Poi essi medesimi pregaronlo che, usando del favore del Duca, s’interponesse a vantaggio di Sarzana contro il popolo di Amelia (è scritto così; n.d.r.) che non cessava d’inquietare con le armi la pace della città. E tanto il valent’uomo operò che fece bene contenta Sarzana e sé riverito qual di lei protettore.’
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Nota
Lo stemma patrizio riprodotto nella prima pagina di questo nostro racconto, è tratto dall’opera ‘Del libro d’oro della nobiltà di Sarzana’ dei fratelli Federico e Vincenzo Grossi, patrizi sarzanesi. Invitiamo il lettore ad una attenta visione della straordinaria, gustosa copertina di questo libro (riprodotta in riquadro accanto). Riteniamo utile riportarne il testo in quanto riprodotta da materiale antichissimo e non … perfettamente conservato, per cui certamente di difficile lettura.

Copia semplice
DEL LIBRO D’ORO
della Nobiltà di Sarzana
ove sono registrati i titoli producenti una tale nobiltà
ed i nomi
di tutte le famiglie e persone
alla medesima Nobiltà ascritte
colli loro rispettivi Stemmi
fatta
nell’ore oziose e vagabonde
dalli Fratelli
MM FEDERICO e VINCENZO GROSSI
Patrizi Sarzanesi
per loro proprio uso
Coll’aggionta in fine di un breve e compendiato trattato
che contiene il modo di Blasonare,
l’Arme, ovvero Stemmi
delle Famiglie.
Nell’Anno del Signore
MDCCLXIII

Racconti dell’autore pubblicati su:
“na besàza de patèla”
Montemarcello nella storia e nella tradizione
di Paolo Poggi
(II ediz., 2011, 153 pag., €.19)
(il volume é acquistabile a Montemarcello, presso Bar Cervia e presso negozio-bar Zia Coty)

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